LA SINDONE FU PURE LA TOVAGLIA DELL'ULTIMA CENA?
John e Rebecca Jackson
1. Introduzione
In questo saggio presentiamo l'ipotesi che la reliquia dell'Ultima Cena, cioè la tovaglia che servì per la tavola, ancora esista. Per i motivi che illustreremo, cercheremo di dimostrare che
questa tovaglia, requisito per la Pasqua giudaica al tempo di Cristo è, in realtà, la Sindone di Torino. Pensiamo che la Sindone di Torino sia, nello stesso tempo, il lenzuolo della sepoltura di
Gesù e la tovaglia servita per la Cena del Signore. Se così, essa rappresenterebbe un'importante testimonianza archeologica della prima Eucaristia.
Presentiamo il nostro studio soltanto come un'ipotesi, che vorremmo potesse suscitare ulteriore ricerca scientifica.
Questo studio rappresenta un ulteriore approfondimento di quanto già presentammo nella Conferenza su il Volto dei Volti, Cristo, tenuta nel 1998.
Sostenemmo, allora, sia che la Sindone di Torino, esposta a Costantinopoli nei secoli XI e XII, era realmente il lenzuolo della sepoltura di Gesù sia che l'incendio avvenuto nel 1532 fece sì che
la prova al carbonio la facesse risultare più recente di quanto in realtà era.
Indicammo pure vari studi che dimostravano come la Sindone e la sua immagine presentassero diverse caratteristiche culturali ed etnologiche che ne dimostravano un'origine giudaica da collocarsi
nel primo secolo .
Se la Sindone di Torino è l'attuale, storico panno funerario di Gesù Cristo, allora esso avrebbe dovuto esser presente nel momento storico fondante della Chiesa quando essa si estese fuori dalla
sua culla giudaica. Dopo gli eventi evangelici della Passione, Morte e Risurrezione, iniziarono immediatamente potenti correnti di tradizioni, teologie e liturgie basate sulla Risurrezione. Se la
Sindone fu proprietà della primitiva comunità Giudeo-Cristiana, è allora possibile, e forse inevitabile che essa (Sindone) venisse coinvolta nella dinamica dello sviluppo e crescita della Chiesa
delle origini.
Notando che Scrittura e Arte sono state usate per ottenere informazioni sulla storia della Sindone, noi suggeriamo che la Liturgia della Chiesa è anche un altro potenziale veicolo di informazione
storica che può essere esaminato.
Per fare ciò dovremo entrare all'interno del Cristianesimo stesso e vedere il problema dal di dentro. Gli approcci storici secolari che guardano il Cristianesimo dall'esterno sono inadeguati, se
di fatto la Sindone fu oggetto liturgico della Chiesa delle origini nel suo sviluppo e crescita.
Adottando questo metodo, esploriamo per un momento le tradizioni e le liturgie cristiane per vedere se vi troviamo echi della Sindone. Vediamo subito che non abbiamo da cercar molto lontano,
perché la Sindone si rivela subito come oggetto primario nella Santa Messa, come viene chiamata in Occidente, o Divina Liturgia in Oriente.
2. La Tradizione
Altare/Sacrificio nella Messa
a. Riferimenti Storici
Nel rito latino della Messa è obbligatorio che sia messo sull'altare un quadrato di lino bianco chiamato Corporale. Sopra questo telo vengono posti durante la celebrazione della Messa l'Ostia e
il Calice. Sebbene manchi una prova rigorosa, si può ragionevolmente assumere che qualche cosa di simile al Corporale sia stato usato ai primordi stessi del Cristianesimo.
Per esempio, S. Optato, circa l'anno 375 A.D., chiede:
Quale Cristiano non sa che nella celebrazione dei Sacri Misteri, il legno (dell'altare) è coperto con un panno di lino bianco?
Questa affermazione è molto importante, perché dimostra che l'uso di coprire l'altare con un panno di lino bianco durante la Messa era diffuso e ben conosciuto nella Chiesa del IV secolo.
Quello che a noi importa, tuttavia, è il simbolismo liturgico del panno di lino sull'altare. Di nuovo possiamo farci un'idea di questo simbolismo considerando la prassi nelle Divine Liturgie
delle Chiese Ortodosse come pure del Rito Bizantino della Chiesa Cattolica. Nel Venerdì Santo, il Grande Venerdì, un panno abbastanza grande, chiamato Sindone, è adornato di fiori e portato in
processione nella Chiesa e poi posto sull'altare.
Per quaranta giorni dopo la S. Pasqua, la Divina Liturgia viene celebrata su questa sindone simbolica, conosciuta anche come Epitaphios. Pare che sebbene l'Epitaphios si sia sviluppato nel
Medioevo, esso si basi su un uso precedente. Per tutto il resto dell'Anno liturgico viene usato un altro panno, chiamato "Antimension",8 che simbolicamente rappresenta la Sindone di Cristo.
Generalmente gli Epitaphioi sono decorati con la figura intera del Gesù sepolto. È interessante notare come alcuni degli Epitaphioi più antichi rappresentino il corpo di Cristo giacente in modo
simile a quello rappresentato sulla Sindone di Torino con le braccia incrociate. È chiaro che gli Epitaphioi si riferiscono a un simbolismo liturgico più antico che era rappresentato dal panno di
lino sull'altare, a sua volta rappresentante la sindone che avvolse il corpo di Gesù.
Vediamo ora il commento di S. Germano dell'ottavo secolo sulla Liturgia. Egli fu il patriarca di Costantinopoli dal 715 al 730.
Sebbene questo commento sia poco conosciuto oggi, esso esercitò un grande influsso nel mondo Bizantino Cristiano dal momento della sua composizione fino al quattordicesimo secolo. La Liturgia che
egli descrive è quella usata nella Haghia Sophia, la cattedrale della capitale dell’impero, Costantinopoli, e il celebrante doveva molto verosimilmente essere un vescovo. Al n. 34 del commentario
di S. Germano così si legge:
L'Eliton sta a significare il lenzuolo in cui fu avvolto il corpo di Cristo quando fu deposto dalla croce e posto nel sepolcro.
L’Eliton è un grande panno che veniva disteso sull'altare prima di deporvi i doni Eucaristici del pane e del vino.
È anche il vero Corporale del Rito Bizantino. Letteralmente Eliton significa avvolgere o piegare.
In altre parole S. Germano ci dice che la Divina Liturgia, o La Messa, viene celebrata su un panno che vuol essere la Sindone, il panno funebre che avvolse il corpo di Cristo.
Abbiamo anche una testimonianza più antica. Teodoro di Mopsuestia, che scrisse le sue ornelie catechetiche negli anni tra il 392 e il 428, dice:
Noi dobbiamo ora vedere Cristo quando è condotto alla sua Passione, e di nuovo quando più tardi Egli è disteso sull'altare per esser immolato per noi. Ecco perché alcuni dei Diaconi stendono
panni sull'altare: essi ci ricordano i panni che avvolgono il Sacro Corpo, mentre altri diaconi stanno da una parte e dall'altra e con ventagli muovono l'aria sopra di Esso.
In altre parole, la Messa del quarto secolo comprendeva, come avviene oggi sia nel Cristianesimo Cattolico che in quelle Ortodosso, una riproduzione del Sacrificio del Calvario su un panno che
rappresentava la Sindone di nostro Signore.
Nel quarto secolo, noi abbiamo un'affermazione dal "Liber Pontificalis" di Papa Silvestro che stabilisce che:
Il sacrificio non deve essere celebrato su un panno di seta o colorato, ma solo su lino, che è germogliato dalla terra, essendo il corpo di nostro Signore Gesù Cristo stato seppellito in un
candido panno di lino.
Anche questo ci dice ovviamente che la Messa deve celebrarsi su un telo di lino come se questo fosse la Sindone funebre di Cristo; e questa volta ciò ci viene da un Papa del quarto secolo.
Possiamo così intravedere nella storia della Chiesa antica una prassi, al tempo stesso antica e costante, di celebrare l'Eucaristia su un panno di lino che simbolizzava la Sindone funebre di
Gesù.
b. Uniformità dei Riti Eucaristici liturgici
Possiamo inoltrarci più a fondo nella Liturgia della Chiesa prima del quarto secolo? Si sa che il Cristianesimo prima della riforma protestante si divide in vari riti o prassi liturgiche.
Conoscendo le varie relazioni tra questi riti è possibile costruire una genealogia, o albero génealogico delle varie Chiese cristiane. La Chiesa Madre della Cristianità, alla quale le altre
Chiese Apostoliche sono legate, fu la Chiesa in Gerusalemme. Essa fu la Chiesa degli Apostoli. Nei secoli successivi, con la diffusione del Cristianesimo, si svilupparono varie tradizioni
liturgiche secondo zone geografiche. Possiamo raggruppare tutti i riti in tre categorie principali, corrispondenti ai maggiori centri del Cristianesimo delle origini: Roma, Antiochia,
Alessandria.
Riteniamo sia possibile dedurre che un panno per l'altare fu usato nelle prime Eucaristie liturgiche della Chiesa. Lo conferma uno studio già fatto dal p. Ilario Conti.
In questo studio, condotto con la consultazione di autorevoli esponenti della Chiesa cattolica (e cioè, Greca, Italo-albanese, Melchita, Rumena, Russa,Ucraina, Malabarese, Armena, Etiopica,
Siriaca, Maronita, Copta e Latina) p. Conti dimostra che tutte le liturgie eucaristiche usano il corporale o qualcosa di equivalente.
Il Rev. Nicholas Liesel nel suo libro, "The Eucharistic Liturgies of the Eastern Churches"16 illustra particolareggiatamente con oltre ottocento fotografie le varie liturgie cattoliche. Dalle
descrizioni e dalle fotografie risulta che ciascun rito descritto in questo libro celebra l'Eucaristia con uno speciale telo liturgico, simile al corporale della Chiesa romana. Il telo, è
descritto come rappresentante il telo della sepoltura di Gesù in alcune delle spiegazioni liturgiche dei riti. Le liturgie illustrate sono: la copta, l'etiopica, la malancarese, la maronita, la
greca, la melchita, la russa, la caldea, la malabarica e l'armena. In alcune liturgie il telo viene incensato e persino, alcune volte, baciato. È evidente, perciò che tutti i riti della Chiesa
celebrano liturgicamente l'Eucaristia sul telo della sepoltura di nostro Signore.
Sembra perciò ragionevole ipotizzare che la comunità di Gerusalemme, dalla quale discendono genealogicamente tutti i riti, abbia anch'essa celebrato l'Eucaristia sul telo della sepoltura di
Cristo. Se, infatti, l'uso di questo telo fu comune nello sviluppo delle liturgie eucaristiche, è il caso di chiedersi chi non ne abbia fatto uso. Il dato di fatto è che tutti i riti considerano
abituale l'uso del telo liturgico simile al corporale latino.
Riassumendo quanto detto fino ad ora, pensiamo che la spiegazione migliore per l'uniformità della prassi nell'uso del panno liturgico nella celebrazione dell'Eucaristia, nella grande diversità
geografica, culturale, storica, etnica e linguistica delle varie Chiese, rappresentata nei loro riti, sia che la Chiesa Madre di Gerusalemme, la Chiesa degli Apostoli, deve anch'essa aver
celebrato Eucaristia su un panno liturgico.
Abbiamo anche visto che è un'antica tradizione che questo panno simbolizzi la Sindone funeraria di Cristo. È quindi logico che la Chiesa di Gerusalemme abbia avuto la stessa comprensione e
l’abbia trasmessa alle varie Chiese allorché il Cristianesimo cominciò a divulgarsi. Ma perché questo simbolismo potesse aver tali credibilità e significato da tutta la Cristianità come solida
tradizione, deve essere accaduto che gli Apostoli stessi abbiano celebrato l'Eucaristia sulla Sindone, che evidentemente era in loro possesso.
Qualunque altra cosa meno di ciò non spiegherebbe l'accettazione così completa e totale del simbolismo della Sindone nel Cristianesimo. Per quale ragione, infatti, avrebbe una nuova chiesa
impiantata da un Apostolo, adottato la prassi simbolica di celebrare l'Eucaristia sul lenzuolo funebre di Cristo, se la Chiesa Madre non lo avesse fatto nella sua più realistica attualità?
Al riguardo teniamo presente che la prima comunità cristiana si sviluppò sulla base dell'insegnamento e della prassi degli apostoli, particolarmente per quanto riguarda la celebrazione
dell'Eucaristia. Per esempio, ai primi del secondo secolo, abbiamo la testimonianza di S. Giustino Martire che, in merito a quanto facevano i cristiani, scriveva all'imperatore pagano Antonino
Pio intorno all'anno 155 d.C.:
Questo cibo lo chiamiamo Eucaristia ... Infatti gli Apostoli, nelle memorie da loro composte e che si chiamano vangeli, così ci hanno, tramandato ciò che fu loro comandato: che cioè Gesù prese il
pane...
c. La prova scientifica circa l'uso della Sindone come panno dell'Altare
È logico a questo punto chiedersi se esiste qualche evidenza scientifica sulla Sindone di Torino che possa indicare che la Messa, la Divina Liturgia, è stata celebrata su di essa.
A questo riguardo esaminiamo una traccia di quattro bruciature che troviamo posizionate simmetricamente sulla Sindone dovute a piegatura. Queste fanno pensare che la loro origine sia dovuta ad un
uso liturgico.
A ulteriore sostegno di questa interpretazione sta il fatto che se la Sindone è piegata in quattro, le tracce delle quattro bruciature finiscono una sull'altra quando il telo viene piegato. La
simmetria con il centro fa pensare ad una incensazione intenzionale rivolta al centro del telo che poi venne piegato in forma più maneggevole e così si trovava al momento dell'incendio di
Chambery.
Non sembra verosimile che questa speciale simmetria sia dovuta al caso o che qualcuno abbia semplicemente incensato la Sindone come tale. È più plausibile che qualcuno intendesse incensare
qualche cosa posto sul centro della Sindone, che era stata piegata a una grandezza più adatta, quando l'incidente - cioè l'incendio di Chambery - ebbe luogo. Il problema è cosa si stava
incensando che avesse priorità sulla Sindone stessa. C'è solo un oggetto che avrebbe questa priorità nella Chiesa: l’Eucaristia.
Pensiamo, perciò, che queste bruciature siano la prova diretta che la Sindone fu usata come telo per l'altare quando veniva celebrata la Divina liturgia o Messa. Tale circostanza si
concilierebbe, ovviamente, con la tradizione di celebrare la Messa o la Divina Liturgia sulla Sindone del Signore. Ovviamente la Chiesa trovò giusto usare a questo scopo ciò che era ritenuto la
vera Sindone.
Un'altra conferma della prova circa l'uso liturgico della Sindone si può trarre dai residui di pollini rinvenuti sulla Sindone. Poiché il primo polline rinvenuto, la Gundelia Tournefortii, è
trasportato da un insetto, è stato suggerito che queste piante fossero inserite direttamente sotto la Sindone. In proposito abbiamo ricordato l'usanza delle Chiese orientali di mettere fiori su
un lenzuolo simbolico il Venerdì santo. Si può perciò pensare che i pollini trovati nella Sindone di Torino siano indicativi della pratica in uso nelle Chiese orientali, a dimostrazione che la
Sindone di Torino fu usata come telo sull'altare conformemente alla tradizione della Chiesa.
3. La Tradizione della Tavola della Cena del Signore nella Messa
L’associazione della tovaglia dell'altare con La Sindone di Cristo non è il solo simbolismo liturgico assegnato a questa tovaglia dalla Chiesa. C'è un'altra tradizione liturgica non meno
importante che la tradizione altare/sacrificio, come discusso più sopra. La Tradizione detta Mensa-Domini o Tradizione della Tavola del Signore mette l'accento sull'altare come tavola del
banchetto Eucaristico, continuando l'esempio del Signore nell'ultima Cena.
L’ Istruzione Generale del Messale Romano, uno dei documenti Post-Conciliari del Vaticano II, dice:
L’altare su cui il sacrificio della Croce è reso presente sotto i segni sacramentali è anche la tavola del Signore alla quale il popolo è invitato a prendere parte quando viene alla Messa.
Per riverenza alla Messa, che è Sacrificio e Pasto sacro, l'altare deve esser coperto da almeno una tovaglia.
Negli edifici consacrati, l'altare sul quale si celebra l'Eucaristia, può essere o fisso o mobile; in ogni altro posto, specialmente se la Messa non è normalmente celebrata, un tavolo adatto può
esser usato, esso deve esser coperto da una tovaglia e dal corporale.
Queste affermazioni dimostrano come la Messa debba celebrarsi su un corporale che, come abbiamo visto sopra, rappresenta il lenzuolo funebre di Cristo. Questo lenzuolo è messo sopra un oggetto
che è visto allo stesso tempo come altare del Sacrificio e come mensa della Cena. In più la presenza di questo panno che è usato per unire due tradizioni liturgiche, è obbligatoria.
Notiamo inoltre che questa duplice tradizione è ben radicata nella storia della Messa e della Divina Liturgia. Ascoltiamo di nuovo S. Germano, nella sua Storia Ecclesiastica e nella
Contemplazione mistica dell'ottavo secolo.
Da notare che S. Germano descrive due motivi per il telo sull'altare. Nel suo commento sulla Divina Liturgia egli intreccia molto abilmente queste due tradizioni.
Per esempio al punto 6 egli parla dell'altare come quello del sacrificio sul Calvario:
L'altare corrisponde alla Santa Tomba di Cristo. Ad essa Cristo portò se stesso come sacro a Dio Padre con l'offerta del suo corpo come agnello sacrificale ...
E al punto 22 egli parla dell'interpretazione del pasto:
Il Pane e il Calice sono realmente e veramente il Memoriale della Mistica Cena ...
Quindi, le interpretazioni liturgiche della Messa sia come sacrificio che come pasto sono ugualmente valide e inseparabili. Nella mente della Chiesa esse sono connesse a un profondissimo
livello.
Abbiamo mostrato che nella tradizione sacrificale la tovaglia dell'altare è il simbolo liturgico del lenzuolo funebre di Cristo. Possiamo ragionevolmente domandarci: qual è il simbolismo
liturgico della stessa tovaglia secondo la tradizione del pasto? A ciò c'è soltanto una risposta che abbia un senso. Il panno di lino deve diventare anche qui la tovaglia come l'altare diventa
ora una mensa.
4. Ipotesi sulla Sindone di Torino come tovaglia della mensa della Cena del Signore
La logica ci costringe a domandarci come fece la Chiesa a sviluppare due tradizioni così differenti e allo stesso tempo a intrecciarle, per così dire, in un'unica liturgia chiamata Messa.
Da parte nostra proponiamo che c'è solo una risposta: la Chiesa primitiva non considerò il panno di lino sul quale celebrò la prima Eucaristia solamente come lenzuolo funebre, ma lo vide allo
stesso tempo come la tovaglia usata per la Cena del Signore.
E così, da queste considerazioni sulla primitiva liturgia Cristiana, siamo condotti a proporre l'ipotesi che la Sindone di Torino, se essa è il lenzuolo funebre di Cristo, deve anche essere stata
la tovaglia usata da Gesù e i suoi discepoli nell'Ultima Cena. La memoria storica di questa associazione sembra essere inserita come un codice nella struttura liturgica del Cristianesimo.
Esaminiamo ora questa ipotesi dal punto di vista critico Giudaico del primo secolo, poi dalle narrazioni dei Vangeli, e finalmente dalla prospettiva scientifica.
5. Considerazioni giudaiche sull'ipotesi della tovaglia dell'Ultima Cena
C'è chi afferma che al tempo di Cristo i Giudei non usavano tovaglie. Questo non sembra corretto, specialmente se si prendono in considerazione le molte norme riguardanti la dieta e le
restrizioni familiari, l'ossessione etnologica e teologica per le "protezioni", e le leggi assai strette riguardanti la Pasqua. Tutte queste leggi erano in vigore durante il primo secolo e lo
sono anche oggi. Dato che noi discutiamo sulla possibilità che la Sindone potesse esser stata da prima come la tovaglia della Cena del Signore, concentreremo la nostra attenzione sulla festività
della Pasqua. Nella mentalità giudaica le tovaglie non erano solo un elemento decorativo. Esse servivano a soddisfare importanti requisiti associati con la Legge giudaica. Consideriamo queste
norme in dettaglio.
Il Chametz o uso di lievito non è permesso durante la Pasqua. Nell'Esodo è chiaramente stabilito che per sette giorni i Giudei dovevano mangiare solo pane azzimo. Tutto ciò che riguardava la
lievitazione doveva esser messo via, nascosto, per la durata della settimana. Dopo che tutte le cose che servivano per lievitare erano messe via, le scansie e le tavole dentro gli spazi che
servivano alla lievitazione, venivano coperte in modo tale che qualunque particella di lievito che si trovasse ancora su qualche superficie o fessura non potesse venire a contatto con il puro
ambiente della Pasqua. Nel Shukhan Arkh c'è un riferimento a "mapah mafseket chametz" o, letteralmente a un panno che blocca la lievitazione.
Anche nel primo secolo ricostruzioni del Tempio fatte dall'Istituto del Tempio di Gerusalemme, testimoniano come le tavole della Pasqua erano coperte e le leggi riguardanti la lievitazione erano
osservate pienamente.
Nel quarto secolo il passo seguente fu scritto alla morte di Rabbi Abbahu di Cesarea:
Poiché in questo mondo il Santo mostra ai giusti la loro ricompensa, cosicché la loro anima è soddisfatta, ed essi vanno a dormire in pace. È come un re che ha fatto una festa e ha impresso sulla
tovaglia le molte varietà di cibo preparato per essa.
La Mishnah si riferisce a tovaglie come a "un copri-tavola" e ci sono delle leggi che riguardano la purità dell'acqua che cade su questi panni. Quindi tovaglie erano certamente usate dai giudei
nel secondo secolo. Dato che la Mishnah riflette tradizioni più antiche, è quasi certo che tovaglie venivano usate dai Giudei nel primo secolo. Questo riferimento può esser rafforzato dal
richiamo a una tovaglia nel libro degli Atti, certamente una composizione del primo secolo dal contenuto giudaico.
Pietro si recò sul terrazzo verso l'ora sesta per pregare. A un certo momento sentì fame e desiderava prendere cibo Mentre gliene preparavano, andò in estasi. Vide il cielo aperto e un oggetto
strano che ne discendeva, come una grande tovaglia che per i quattro capi veniva calata verso terra. In essa si trovavano ogni sorta di quadrupedi, di rettili della terra e di volatili del cielo.
E risuonò una voce che gli diceva: "Orsù, Pietro, uccidi e mangia!"
In questa narrazione è detto che il cibo messo avanti a Pietro era su un grande lenzuolo (ricordiamo che egli aspettava per pranzo ed era affamato). Questo lenzuolo dovrebbe ovviamente fare da
tovaglia per il pasto che il Signore ha ordinato tre volte a Pietro di mangiare. La visione viene presentata a Pietro in stato di trance. E in questo stato egli vede il cibo su una tovaglia. In
quanto ognuno sogna oggetti che fanno parte della sua esperienza giornaliera, possiamo concludere che anche la tovaglia nel sogno di Pietro deve essere stato un oggetto della sua esperienza. Non
possiamo aspettarci che Pietro sogni computer o aerei o automobili! È quindi logico concludere che mangiare su una tovaglia era fatto almeno da alcuni giudei al tempo di Gesù (E Pietro era uno di
loro).
L’uso di tovaglie per mensa è stato quindi una tradizione Giudaica antica e consistente. La tesi quindi che i Giudei del primo secolo non usavano tovaglie, è senza fondamento.
6. Confronto con le Scritture
È importante notare che la logica che abbiamo usato per arrivare all'ipotesi che la Sindone è, oltreché il lenzuolo funebre di Cristo, la tovaglia dell’Ultima Cena, si basa solamente sulla
tradizione liturgica della Messa nella Chiesa Cattolica e in quella Ortodossa. Tuttavia la tradizione non è la sola fonte di informazione che può essere esaminata riguardo all’ipotesi della
Sindone/tovaglia. C’è anche la testimonianza della Scrittura che va presa in considerazione. Esaminiamo quindi criticamente l’ipotesi con riferimento all’informazione fornitaci dai quattro
Vangeli.
a. Le Narrazioni della Sepoltura
Risulta che il solo posto dove la Sindone viene menzionata nei Vangeli si trova nelle narrazioni della sepoltura. Veniamo a sapere che l'uomo responsabile per la sepoltura di Gesù è chiamato
Giuseppe e viene dalla città di Arimatea. Scopriamo che è un uomo ricco, discepolo segreto di Gesù (per paura dei Giudei) e membro del Sinedrio che non aveva votato per la morte di Gesù.
Soltanto Marco riferisce il particolare che Giuseppe aveva portato il lenzuolo per la sepoltura di Gesù.
Vediamo in particolare il testo di Marco:
Avendo saputo da lui che Egli (Gesù) era morto, Pilato concesse il corpo a Giuseppe. Avendo comprato un lenzuolo di lino, Giuseppe lo calò giù dalla croce, lo avvolse nel lenzuolo, e lo depose in
una tomba che egli aveva scavato dalla roccia.
Questa particolare traduzione, che è simile a quella data dal Biblista Raymond Brown, dà il senso che Giuseppe aveva già comprata la Sindone, apparentemente prima che venisse a curare la
sepoltura di Gesù. Questo avrebbe permesso a Giuseppe di togliere immediatamente Gesù dalla croce e procedere alla sepoltura senza pensare di lasciare Gesù sulla croce mentre andava a comprare la
Sindone da qualche parte in una città nella quale sarebbe stato tutto chiuso a causa dell'imminente festività del Sabato/Pasqua.
Come seguace di Gesù e pio giudeo, Giuseppe pensò innanzitutto di togliere il corpo di Gesù dalla vergogna della croce prima ancora che preoccuparsi di acquistare un lenzuolo per la sua
sepoltura. Marco non ci dice quando Giuseppe comprò la Sindone, né dove, né per che scopo. Egli dice semplicemente che Giuseppe fu colui che la comprò per seppellire in esso Gesù. Occorre
guardarsi dal leggere nel testo evangelico più di quanto in esso sia scritto.
Il Vangelo dice soltanto che Giuseppe avvolse il corpo di Gesù in un lenzuolo pulito:
Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella sua tomba nuova che si era fatta scavare nella roccia.
Noi sosteniamo che il significato ovvio del termine "candido", in questo contesto, significa "ritualmente candido", vale a dire libero da tracce illegali di lino o di lana nella stessa sua
fattura, con riferimento alla Shaatnez47, il contrario di "cosmeticamente pulito".
Nell'Antico testamento ci sono due parole spesso usate per esprimere il termine "pulito": tahor e naki. Tahor ricorre per indicare pulizia e purezza rituale, mentre naki ricorre per esprimere una
condizione libera da obbligo religioso, contaminazione, o stato di innocenza da qualsivoglia crimine o cosa simile. L’espressione ebraica per indicare "sangue innocente" nell'Antico Testamento è
abitualmente "damnaki".
Sono pochissimi i casi nell'Antico Testamento in cui l'espressione faccia riferimento a una pulizia di natura cosmetica.
Ciò che ci sembra interessante e pertinente al nostro caso è che, per una sepoltura giudaica, anche se poté essere usato51, non è richiesto un lino mondo da Shaanetz. Per il lettore giudaico,
quindi, del Vangelo di Matteo, la sepoltura di Gesù in un lino "ritualmente pulito" poteva apparire sorprendente. Per questo può darsi che Giuseppe, sicuramente a conoscenza della legge giudaica,
nel voler seppellito Gesù secondo il costume giudaico52, inizialmente avesse acquistato un telo avente altro scopo di quello della sepoltura, uno scopo che invece richiedeva l'uso di un telo
lindo da Shaanetz. Questo scopo poteva essere quello di una tovaglia per la Pasqua che, secondo la legge giudaica deve essere libera da Shaanetz.
Può essere interessante rilevare che nel 1973 si scoprì che la Sindone di Torino era composta soltanto di lino e di tracce di cotone, non di lana.
Insomma, le narrazioni sulla sepoltura non contraddicono al fatto che il telo della sepoltura potesse essere una tovaglia servita per l'Ultima Cena.
b. Le narrazioni sulla Cena del Signore
Vediamo ora i passi che riguardano la Cena del Signore. Dai Vangeli veniamo a sapere che Pietro e Giovanni furono mandati da Gesù a fare i preparativi per la Cena Pasquale. Fu detto loro di
individuare un uomo che portava una brocca d'acqua alla porta di Gerusalemme. È un particolare da notare questo della brocca, perché erano le donne che usavano brocche di terracotta per portare
acqua.
A Pietro e Giovanni viene detto di seguire quest'uomo fino dove andava e chiedere al proprietario del luogo dove era la stanza per la celebrazione della Pasqua del Maestro e dei suoi discepoli.
Venne loro mostrata una grande sala ben ammobiliata e preparata. I due discepoli fecero gli ultimi preparativi.
I Vangeli indicano che la cena fu consumata su una tavola, attorno alla quale si assisero Gesù e i Dodici. C'erano piatti preparati per intingervi pane, e coppe di vino. I discepoli sembrano
essersi disposti uno molto vicino all'altro, perché la Scrittura parla di un discepolo che appoggiò il capo sul petto di Gesù, e un altro che intingeva allo stesso piatto di Gesù. L’unico panno
menzionato era quello di cui Gesù si cinse per lavare i piedi ai suoi discepoli.
Non c'è menzione esplicita di una tovaglia, ma data la elaborata preparazione della sala, una tovaglia non parrebbe fuori posto. Come abbiamo mostrato sopra, un panno di tessuto molto fitto che
impedisse a qualunque residuo di lievito di infiltrarsi, era un elemento indispensabile del Seder Giudaico della Pasqua, una potente protezione contro ogni ombra di lievitazione.
Quindi non pare irragionevole pensare che Giuseppe di Arimatea, oltre a seppellire Gesù, potesse anche aver comprato la tovaglia per la Cena del Signore come suo contributo. Giuseppe stesso come
importante membro del Sinedrio, potrebbe anche aver ispezionato il panno per le tracce di lievitazione. Infatti alcuni pensano che egli potesse essere l'innominato proprietario della sala
Superiore. Di nuovo non troviamo incongruenze nelle narrazioni evangeliche riguardo la Sindone come tovaglia usata per l'Ultima Cena.
7. Possibile prova scientifica per l'ipotesi della tovaglia dell'Ultima Cena
Vediamo ora come possiamo verificare la nostra ipotesi che la Sindone di Torino sia stata la tovaglia della Cena del Signore. Il metodo scientifico richiede la formulazione di conseguenze
osservabili di una ipotesi, che possano esser verificabili con sperimentazione scientifica diretta. La verifica scientifica della nostra ipotesi richiederà in ultima analisi un esame diretto
sulla Sindone stessa.
Tuttavia noi possiamo già usare i dati esistenti, dell'esame scientifico della Sindone durante l'anno 1978. Se la Sindone fu usata come tovaglia nella Cena del Signore, allora noi potremo pensare
di cercare delle macchie di cibo sul tessuto. Un elemento centrale del pasto Pasquale è una mistura di mela, noce e vino chiamato Charoset. Il Charoset è mangiato usando erbe verdi: questo rende
verosimile che macchie da sgocciolamento si trovino sulla Sindone. Notiamo anche che nei racconti dei Vangeli si parla proprio di intingolo. Esaminiamo quindi la Sindone per possibile evidenza di
tale macchie. Lungo uno dei lati lunghi della Sindone noi troviamo curiosi e distinti gruppi di macchie da sgocciolamento di intingolo, simili a quello che ci aspetteremmo dalla rappresentazione
della Pasqua. Uno sguardo generale a questa matrice rivela una simmetria di due gruppi, quasi ugualmente distanziati, su ciascun lato di una linea centrale di sgocciolamento al centro. I gruppi
di macchie si estendono generalmente circa la lunghezza di un braccio dentro la Sindone.
Una più accurata ispezione delle singole macchie ci mostra che sono circolari, indicando così che le gocce caddero sulla tovaglia mentre essa era in posizione orizzontale. Ciò si accorda con
quello che può accadere se varie persone stanno mangiando e causando sgocciolamenti sopra una tovaglia. Notiamo anche che la concentrazione degli sgocciolamenti è più grande lungo il lato della
tovaglia, corrispondente quindi con i movimenti naturali al mangiare.
Esaminiamo un'ultima macchia alla fine di una matrice lineare centrale, che si trova al punto di mezzo della Sindone. Vediamo che questa si trova dentro la zona termica di scolorazione
dell'incendio del 1532. Esaminandola più da vicino, usando fotografie ad alta risoluzione di Verri Miller, noi possiamo vedere molto chiaramente che parte della macchia è carbonizzata dal fuoco
del 1532. Questo non può esser dovuto alla cera di una candela, che si scioglie a una temperatura di diverse centinaia di Fahrenheit più bassa di quella alla quale il lino si scolora. Notiamo che
il lino attorno alla macchia è stato scolorito dal fuoco del 1532. Il fatto che parte di questo lino sia carbonizzato, implica che esso doveva esser presente prima dell'incendio stesso. Quindi
tutto il gruppo delle macchie associato a questa, trovato sulla Sindone, deve risalire a prima del 1532.
Ci sono due significativi e importanti aspetti associati alla matrice di macchie da intingolo trovate sulla Sindone che possono riferirsi alla loro antichità.
8. In sintesi
Riassumendo, proponiamo che la Sindone servì anche per la Cena del Signore. Il nostro argomento è stato che la Sindone di Torino unifica due tradizioni liturgiche associate con la Messa, cioè la
tradizione altare/sacrificio e la tradizione Cena del Signore/pasto. Abbiamo anche mostrato che questo concetto si accorda sia con lo sfondo Giudaico nel quale la Cena del Signore ebbe luogo che
con i racconti della Scrittura dell'Ultima Cena e della Sepoltura di Gesù.
Infine abbiamo presentato una probabile prova trovata sulla Sindone stessa per la nostra ipotesi e per i seguenti usi liturgici della Sindone come tovaglia dell'altare della Cristianità
antica.
Da ultimo vorremmo pregare con urgenza coloro che sono coinvolti nella conservazione della Sindone di proteggere e non tentare di rimuovere per ragioni estetiche queste macchie.
Tratto da "Il Volto dei Volti" - Organo dell'Istituto Internazionale di Ricerca sul Volto di Cristo, n.2/luglio-dicembre 2000
Vedi anche
A.Melis "Lettura della Sacra Sindone"