La pesca miracolosa (Lc 5,1-11)
Con il capitolo V, il Vangelo di Luca segna una svolta narrativa che vede il passaggio di mano nel ruolo di protagonisti da Gesù ai discepoli, con la nascita della comunità pre-pasuale. Il cerchio degli uditori a sua volta si allarga da Israele alla folla e la location esterna passa dalla montagna, luogo dell’incontro con Dio al mare, luogo della lotta contro il male.
La narrazione è facilmente suddivisibile in cinque scene.
La prima scena (vv.1-3) presenta il passaggio di Gesù nella vita dei discepoli, a contatto con l’ordinario, spesso segnato dal fallimento e dal vuoto di senso. Dopo il duro lavoro di tutta la notte, le reti dei pescatori restano vuote, poteva infatti succedere che le correnti profonde del mare di Galilea rendessero impossibile la pesca.
Mentre gli uomini di mare lavano e riassettano le reti l’amarezza è grande ma proprio in quel momento passa Gesù ed il racconto apre la seconda scena (vv.4-5) che presenta la sfida che Egli raccoglie.
Il duplice ordine di Gesù è determinato e perentorio. I due verbi hanno destinatari diversi: “prendi”, riferito alle reti è rivolto a Simone e “calate” è per tutti. Dal primato di Simone, che deve prendere l’iniziativa, il passaggio è poi ai discepoli, invitati a seguire la guida.
La risposta di Simone è disarmante. Non chiama Gesù col titolo di didaskalos, maestro ma con ‘epistates, supervisore. Simone conosceva già Gesù dalla guarigione della suocera ed ora gli riconosce la giusta autorità. Resta tuttavia amara la risposta di chi ha lavorato tutta la notte, resa con il verbo kopian che esprime la dura fatica del lavoro. Simone si fida della parola dell’ ‘epistates e riporta ci compagni al lavoro. È in gioco la sua credibilità professionale ai loro occhi, con l’assurdità di riprendere il largo ormai in pieno giorno.
La sfida raccolta da Simone non tarda a dare risultati sorprendenti, presentati nella terza scena (vv.6-7) con l’abbondanza della grazia. Questa attraversa tutta la bibbia con la caratteristica di non essere mai commisurata al bisogno reale ma sovrastante di gran lunga le aspettative umane. Gesù è sul mare, simbolo del male sin dagli inizi della creazione, quando esso era dominato dallo “Spirito di Dio che aleggiava sulle acque” (Gen 1,1), fino alle acque del Mar Rosso che cedono il passaggio agli israeliti (Es 14,21-22). Gesù domina la tempesta, cammina sul mare e qui vince la sua ostilità: è la simbolica biblica del potere di Dio sul male. Le reti cedono, non reggono il sovraccarico e questo indica il potere di Gesù sulla natura che rimanda al Suo potere di donare la salvezza.
Lo stupore del successo è grande, in particolare in Simone che vede salvata la sua reputazione, è quanto presenta la quarta scena (vv.8-10a). Qui notiamo innanzitutto che Simone è Pietro, egli ormai è Kefa, la prima “pietra” umana della Chiesa di Gesù. La narrazione si fa avvincente con la reazione spontanea di Pietro: si getta ai suoi piedi, riconoscendo la sua superiorità sulla natura cosmica, lo riconosce kyrios, signore, anticipando il suo successo della resurrezione e riconosce il proprio limite segnato dal peccato. Avviene nel frattempo un interessante cambiamento di termini nei confronti dei colleghi di Simone. Mentre all’inizio erano koinonoi, compagni, nel senso riduttivo di colleghi, ora diventano methocoi, soci e confratelli per la stessa causa.
La quinta ed ultima scena (vv.10b-11) chiude la pericope con l’affidamento della missione. È la vocazione effettiva di Pietro e dei primi discepoli, chiamati a diventare “pescatori di uomini”, espressione resa con il verbo zoogrein che significa “catturare animali vivi” solitamente per il parco di un ricco proprietario. È il compito dei discepoli: condurre gli uomini nel “parco” della Chiesa di Dio.
In sintesi, è interessante notare il significativo ribaltamento della situazione, presentato dalla brillante retorica lucana. Dal protagonismo dei pescatori a quello di Gesù; dalle tenebre della notte alla luce del giorno; dal mare avaro al mare generoso; dalle barche vuote alle barche piene; dalla delusione alla speranza; dal fallimento al successo; dal peccato al perdono; dal qualunquismo alla missione.
di Ferrario Fabio