Da V. Gioberti, Del Bello, a c. di Enrico Castelli, Milano, Bocca, 1939, pp. 154-155
Vincenzo GIOBERTI (1801-1852)
Cristo ideale di bellezza
Le condizioni speciali del Cristianesimo, come reintegrazione ed esaltazione oltranaturale dell'umana natura, risultarono in benefizio eziandio dell'arte. Imperocché il divino, non cadendo sotto l'apprensiva del senso e della fantasia, non è capace di bellezza per sé medesimo e non può diventarlo se non è umanato ed estrinsecato sensatamente, come le qualità spirituali dell'animo che si manifestano coll'espressione [...]. Nella dottrina cristiana l'idea pura e sublime della Divinità non è alterata da un falso processo metodico e da una formola viziosa: l'Idea vi risplende nella pienezza non appannata da alito sensibile.
E quando ella ci rappresenta Iddio affratellato coll'uomo nel più intimo consorzio, nulla segue che alteri od offuschi l'incommutabile perfezione del Creatore: la mutazione non succede che dal lato umano; e come l'uomo ricupera il suo seggio di principe fra le creature che lo corteggiano, così l'anima di lui acquista sul corpo la sua antica signoria, e nell'animo i doni sovrannaturali e gratuiti sovrastando ai naturali, e li recano a perfezione; e questa mirabile armonia introdotta negli ordini delle idee e delle cose trapassa nel giro dei fantasmi e dell'arte. Quindi proviene quella pellegrina e ineffabile bellezza che non ha nulla di corporeo né di sensuale, e ci fa sentire presente la Divinità nelle sembianze che dilettano all'immaginazione.