Uno dei più acuti incontri poetici e umani col Cristo, maturato attraverso il dolore individuale e la corale sciagura della guerra, nei versi di uno dei massimi poeti italiani del '900.

 

UNGARETTI GIUSEPPE (1888-1970)

 

Mio fiume anche tu

Mio fiume anche tu, Tevere fatale,

Ora che notte già turbata scorre;

Ora che persistente

E come a stento erotto dalla pietra

Un gemito d'agnelli si propaga

smarrito per le strade esterrefatte;

Che di male l'attesa senza requie,

Il peggiore dei mali,

Che l'attesa di male imprevedibile

Intralcia animo e passi;

Che singhiozzi infiniti, a lungo rantoli

Agghiacciano le case tane incerte;

Ora che scorre notte già straziata,

Che ogni attimo spariscono di schianto

O temono l'offesa tanti segni

Giunti, quasi divine forme, a splendere

Per ascensione di millenni umani;

Ora che già sconvolta scorre notte,

E quanto un uomo può patire imparo;

Ora ora, mentre schiavo

Il mondo d'abissale pena soffoca;

Ora che insopportabile il tormento

Si sfrena tra i fratelli in ira a morte;

Ora che osano dire

Le mie blasfeme labbra:

“ Cristo, pensoso palpito,

Perché la Tua bontà

S'è tanto allontanata? ”

 

2

 

Ora che pecorelle cogli agnelli

Si sbandano stupite e, per le strade

Che già furono urbane, si desolano;

Ora che prova un popolo

Dopo gli strappi dell'emigrazione,

La stolta iniquità

Delle deportazioni;

Ora che nelle fosse

Con fantasia ritorta

E mani spudorate

Dalle fattezze umane l'uomo lacera

L'immagine divina

E pietà in grido si -contrae di pietra;

Ora che l'innocenza

Reclama almeno un'eco,

E geme anche nel cuore più indurito;

Ora che sono vani gli altri gridi;

Vedo ora chiaro nella notte triste.

 

Vedo ora nella notte triste, imparo,

So che l'inferno s'apre sulla terra

Su misura di quanto

L'uomo si sottrae, folle,

Alla purezza della Tua passione.

 

3

 

Fa piaga nel Tuo cuore

La somma del dolore

Che va spargendo sulla terra l'uomo;

Il Tuo cuore è la sede appassionata

Dell'amore non vano.

Cristo, pensoso palpito,

Astro incarnato nell'umane tenebre,

Fratello che t'immoli

Perennemente per riedificare

Umanamente l'uomo,

Santo, Santo che soffri,

Maestro e fratello e Dio che ci sai deboli,

Santo, Santo che soffri

Per liberare dalla morte i morti

E sorreggere noi infelici vivi,

D'un pianto solo mio non piango più,

Ecco, Ti chiamo, Santo,

Santo, Santo che soffri.