(Da Nuovi saggi di teologia filosofica, tr. it. di Filippo Gentiloni Silveri, Bologna, Dehoniane, 1971, pp. 107-111)

 

Richard M. HARE (1919-2002)

 

“La religione è un blik”

 

Sia ben chiaro che non ho intenzione di difendere il cristianesimo in particolare, ma la religione in generale: non perché io non creda nel cristianesimo, ma perché non si può comprendere il cristianesimo se non si comprende la religione in generale.

Devo ammettere che, sul terreno che si è scelto, Flew mi sembra completamente vincitore: mi apro perciò il terreno narrando un'altra parabola. Un lunatico è convinto che tutti lo vogliono uccidere; i suoi amici gli fanno conoscere le persone più dolci e più rispettabili e poi gli dicono: "Vedi, non vogliono ucciderti, ti parlano nel modo più cordiale, non ne sei ancora convinto?”. Ma il lunatico risponde: “Non è che uno stratagemma diabolico: anche questi, come gli altri,stanno complottando contro di me”. Per quanto gentili siano le persone incontrate, la reazione è sempre la stessa.

Noi diciamo allora che in questo caso si tratta di una persona delusa: ma delusa di che? Della verità o falsità di un'affermazione? Applichiamo al caso il test di Flew: il lunatico non accetterà alcuna condotta come contraria alla sua teoria: perciò la sua teoria, sulla base del test, non dice nulla. Ma noi seguitiamo a pensarla diversamente da lui, altrimenti non lo considereremmo un lunatico e non ci sentiremmo a disagio con lui. Possiamo dire che ciò che ci differenzia dal lunatico è il nostro rispettivo blik: mentre egli ha un blik folle sulle persone, noi ne abbiamo uno sano. Non che noi non ne abbiamo nessuno, ne abbiamo uno sano: ogni medaglia ha due facce, e se il blik del lunatico è errato, quello .nostro deve essere giusto. Flew ha dimostrato che il blik non consiste in un'affermazione né in un sistema di affermazioni ma è importantissimo avere il blik giusto. Immaginiamoci per un momento che cosa vorrebbe dire la divergenza di blik non soltanto per ciò che riguarda certe persone, ma anche altri fatti della vita.

Quando guido la macchina, mi domando talvolta se ai movimenti del volante corrisponderà sempre il movimento delle ruote. Non mi è mai capitato un caso contrario, e conosco abbastanza i meccanismi che devono funzionare perché non capiti: ma chi mi assicura che un giorno e l'altro non capiterà? In realtà, non lo so: ho un determinato blik sull'acciaio e le sue proprietà, e quindi mi fido dei meccanismi della mia macchina. Ma riesco con relativa facilità ad immaginare il caso del blik contrario: la gente direbbe che per ciò che riguarda l'acciaio sono fissato, ma sarei coerente con il mio blik, e, ad esempio, non andrei più in macchina. Eppure, in quel caso, non direi che la divergenza fra di noi riguarda affermazioni contraddittorie: né statistiche né banchi di prova dell'acciaio sarebbero in grado di cambiarmi il blik: il mio blik si può accordare con qualsiasi numero di test.

È stato Hume ad insegnarci che l'intero nostro rapporto con il mondo dipende dal nostro blik sul mondo stesso; e anche che le differenze fra i vari tipi di blik non dipendono dall'osservazione di ciò che succede nel mondo. Perciò, dopo aver compiuto l'interessante esperimento di mettere in dubbio il blik comune, e dopo avere dimostrato che non si può dare alcun argomento per l'adozione di un blik piuttosto di un altro, Hume pensò che fosse meglio mettere a tacere il problema.

Sembra infatti che non sia possibile ridurre in formule assertive quel normale blik per cui ci si fida dei giunti di acciaio, e della capacità che ha la strada di reggere un'automobile, e anche della generale tendenza non-omicida della gente, della probabilità che continuerò a star bene (anche se non si comprende pienamente il senso di questa espressione) se continuo a comportarmi in un certo modo che mi sembra giusto, come anche della probabilità che gente sul tipo di Hitler faccia una brutta fine. La formulazione forse migliore di tutte è quella del Salmo: “La terra è debole ed anche i suoi abitanti.- Io stesso ne sorreggo i pilastri”.

La posizione attaccata da Flew è errata in quanto considera questo discorso una specie di spiegazione, nel senso scientifico del termine. È chiaro che come spiegazione il discorso non vale assolutamente niente. Dio non è più per noi una specie di Atlante: nous n’ avons pas. besoin de cette hypothèse. Ma è anche vero, come ha detto Hume, che senza blik non ci può essere spiegazione: è sulla base del nostro blik che decidiamo che cosa è e che cosa non è spiegazione. Potremmo, ad esempio, essere convinti che tutto avviene per caso: questa non sarebbe un'affermazione, dato che - come, d'altronde, il suo contrario - è compatibile con ogni fatto. Ma se veramente fossimo convinti che tutto avviene per caso, non saremmo in grado né di spiegare, né di programmare niente. E saremmo molto diversi da coloro che hanno un diverso blik, anche se non pronunciano diverse affermazioni. Saremmo diversi di quel tipo di differenza che si trova fra coloro che realmente credono in Dio e coloro che realmente non credono in lui.

Il termine “realmente” è importante, anche se può essere sospetto. Lo devo inserire nel discorso, perché chi ha una buona educazione cristiana dietro le spalle - come la maggior parte di coloro che oggi dicono di non credere in nessuna religione - non si sa bene che cosa “realmente” creda. Gli riesce facile credere di non essere affatto religioso,proprio perché non si è mai trovato nella posizione di chi soffre veramente i dubbi per i quali la religione dovrebbe essere una risposta.

Non ha conosciuto il terrore della giungla primitiva. Abbandonate alcune delle frange più pittoresche della religione, pensa di averla abbandonata del tutto. Di fatto possiede ancora una religione, e non potrebbe fame a meno: una religione di tipo comodo anche se sofisticato, in fondo non molto differente da quella della “gente religiosa”, se non per il fatto che a questa piace cantare i salmi, cosa, in fondo, naturale e corretta. Sotto sotto ci può però essere una differenza profonda, quel tipo di differenza che c'è fra due persone che marciano l'una accanto all'altra, ma in direzioni opposte. Non so quale sia la direzione in cui cammina Flew, e forse non la sa neppure lui. Ma da molti esempi recenti sappiamo quali e quante siano le vie per uscire fuori dal cristianesimo. L'uomo non è biologicamente cambiato da quello dei tempi primitivi, è la sua religione che è cambiata e può cambiare ancora. Chi pensa che questi cambiamenti non incidano, prenda contatto con qualche sikh e qualche musulmano della stessa popolazione Punjabi e si accorgerà delle loro differenze.
Vorrei notare un'altra divergenza fondamentale fra la parabola di Flew e la mia. Gli esploratori di Flew non sono preoccupati per quel giardino: interessati, ma non preoccupati. Il mio povero lunatico, invece, è preoccupato della gente, come io lo sono per la mia macchina e per coloro che spesso vi viaggiano. Proprio perché sono così preoccupato di ciò che avviene nel giardino in cui mi trovo a vivere, non sono in grado di condividere il distacco di quegli esploratori.

 

Un brano da 'AA. VV., Marxisti di fronte a Gesù', ed.Queriniana 1976, pagg 132 s , Milan Machovec cecoslovacco, studioso di storia delle religioni e marxista ateo, scriveva:

"Immaginiamo un caso alquanto assurdo: che tutti, assolutamente tutti i residui letterari e artistici, ecclesiastici e umani della storia bimillenaria della cristianità spariscano all'istante (o siano annientati completamente e completamente dimenticati nel giro di pochi decenni): tutti gli edifici, tutte le chiese, tutte le statue, tutti i quadri, da quelli di Michelangelo a quelli del peggiore kitsch, tutti i sistemi teologici, anzi tutti i libri di carattere storico che riguardino, magari anche per combatterlo, il cristianesimo. In tal caso, però non sarebbe necessario dimenticare nulla dell'antichità pagana greca o egizia, nulla del Rinascimento e dell'epoca moderna, sostanzialmente atei.

Allora, in una società così 'epurata', così radicalmente 'decristianizzata', ecco che all'improvviso, in qualche parte del deserto egiziano o siriano, si scopre un'edizione completa del vangelo di Matteo o Luca, lo si studia come qualcosa di completamente nuovo e lo si mette a disposizione di pensa tori e storici.

Dovrebbe essere una scoperta assolutamente fantastica, a confronto della quale i reperti di Qumran o la decifrazione dei geroglifici egiziani, tutta l'africanistica e l'americanistica non sarebbero che risibili quisquilie. I filosofi della morale e gli storici sarebbero sbalorditi che fosse stato mai possibile qualcosa di così moralmente profondo e grandioso nella situazione brutale, semibarbarica, del primo o terzo secolo. Anche le profonde meditazioni etiche di un Socrate o di un Aristotele ci apparirebbero indubbiamente come qualcosa di ben modesto, qualcosa di aristocratico e freddo.

Per tutti coloro che fossero profondamente inquieti, sofferenti, alla ricerca, una simile scoperta - ad onta del velo dualistico-mitologico - sarebbe qualcosa d'enorme, segnerebbe una rottura nel loro proprio essere e nel loro proprio pensiero".

NB: per il marxismo classico tutto dovrebbe spiegarsi con la situazione storico-socio-politica e culturale di un'epoca determinata.