Un rapporto fantastico-affettuoso tra il poeta portoghese e Gesù bambino.
PESSOA FERNANDO (1888-1935)
Il guardiano di greggi
Il Fanciullo Eterno mi accompagna sempre.
La direzione del mio sguardo è nel suo indice teso.
Il mio udito gioiosamente attento a tutti i suoni
è il solletico ch'egli mi fa scherzandomi nelle orecchie.
Ce la intendiamo così bene l'un con l'altro
nella compagnia di tutto,
che mai pensiam l'uno all'altro,
ma viviamo uniti e due
con un accordo intimo
come la destra e la sinistra mano.
Al tramonto giochiamo alle cinque pietruzze
sul gradino della porta di casa,
gl1avi come si addice a un dio e ad un poeta,
e come se ogni pietra
fosse tutto l'universo
e perciò fosse il gran guaio per essa
lasciata cadere per terra.
Poi io gli conto storie di cose solo umane
ed egli sorride; perché tutto è incredibile.
Ride dei Re e di quelli che non sono Re,
e s'attrista a sentir parlar delle guerre,
e dei commerci, e delle navi
di cui sol fumo resta nell'aria degli alti mari:
perché egli sa che a tutto questo manca quel vero
che un fiore ha nel fiorire
e che con la luce del sole
varia i monti e le valli
e fa dolere gli occhi sui muri calcinati.
Poi egli si addormenta ed io lo corico:
lo porto al collo in casa
e lo corico spogliandolo lentamente
e come seguendo mi antico rito molto innocente
e tutto materno fin ch'egli resta nudo.
Egli dorme dentro dell'anima mia
e a volte si sveglia di notte
e scherza coi miei sogni.
Li fa caprioleggiare,
li sovrappone a vicenda,
e batte le mani da solo
sorridendo al mio sonno.
Quando io mi muoia, figlietto,
sia io il bambino, il più piccolo,
e tu prendimi in collo
e portami dentro alla tua casa.
Spoglia l'essere mio spossato e umano
e coricami sul tuo letto.
E contami le storie, s'io mi svegli,
perché io ritorni a dormire.
E dammi i sogni tuoi perché io scherzi,
fino a che nasca il tal giorno
che tu ben sai qual è.
Questa è la storia del mio Bambino Gesù.
Per quale evidente ragione
non dev'essere ella più vera
di tutto quanto i filosofi pensano
e insegnan le religioni?