In questo dramma pessimista dello scrittore svedese (premio Nobel 1951), Il carnefice, alla figura sinistra del boia, cioè del male che è ineliminabile dalla vita dell'universo, fa struggente contrasto il Cristo, cioè il bene incarnato, per il quale lo stesso boia sente un'attrazione profonda.

 

LAGERKVIST PAR (1891-1974)

 

Il carnefice

 

Ricordo una volta, di un uomo che diceva essere il nostro salvatore. Egli voleva salvarvi soffrendo e morendo per voi. Voleva alleviare il peso dalle mie spalle. Io non comprendevo che cosa volesse dire, perché era un debole e potevo scorgere che non possedeva nemmeno le forze di un uomo comune. Si chiamava Messia e aveva predicato la pace sulla terra. A causa di questo era stato condannato.

CRISTO (invisibile, la sua voce in lontananza) - Pace sulla terra...

IL BOIA - Pace?…

CRISTO - Sì, pace sulla terra.

IL BOIA - Non comprendo perché è necessario che tu muoia affinché essi abbiano pace.

CRISTO - Neppure io comprendo, ma così ha detto il Padre mio. E questo è il suo segreto.

IL BOIA - Sì.

CRISTO - Il Padre mio molto conosce che non può spiegarmi... non ancora. (Una pausa, poi come tra sé) È per questo che è così difficile. (Dopo un istante) Quale ora?

IL BOIA - Sarà tra poco la terza ora.

CRISTO - Quando? È forse... tra poco?

IL BOIA - Dobbiamo andare, credo. Perdonami.

CRISTO - Io ti perdono, fratello.

IL BOIA - Non comprendo perché egli mi ha chiamato così, ma che così abbia fatto, è come se avessi crocifisso il fratello mio. Era molto più difficile che con altri. Non posso dimenticare i suoi occhi, quando mi guardavano. Quando mi disse questo. E mi sovvengo bene, io che porto con me tutte le voci e tutto il sangue versato, tutto quello che voi da tempo avete dimenticato. Perché devo soffrire? Perché io devo portare ogni vostro fardello? Perché si deve caricare tutta la vostra colpa su di me e mi si costringe a flagellarlo nell'atrio del Pretorio come se non avesse potuto morire? Ero tanto stanco di tutto che fui appena capace di alzare la croce, ma gli uomini si rallegrarono quando vi riuscii. Gridavano e giubilavano quando videro che finalmente pendeva lassù.

Mai avevo visto una tale gioia attorno al patibolo: la gente lo beffava e gli scagliava delle ingiurie perché egli aveva creduto essere il loro Messia e il loro Cristo. Sputavano contro di lui e ridevano delle sue sofferenze: egli aveva chiuso gli occhi per non scorgere gli uomini mentre stava salvandoli. E forse pensava che era pur tuttavia il loro re e l'unto di Dio. Sul capo insanguinato avevano messo in sbieco una ridicola corona di spine. Sentivo nausea per tutto e volsi lo sguardo. Ma prima di rendere lo spirito, le tenebre scesero su tutta la terra e lo sentii gridare lassù a voce alta: “Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?- ”. Allora non potei più sopportare... (Si fa buio attorno a lui e su tutta la scena) ... poco dopo, finalmente morì e lo facemmo scendere in fretta dalla Croce, perché il Sabbat stava per sopraggiungere e più non poteva rimanere appeso.

(Nel fondo appare una collina. Una croce vuota, di cui si scorge soltanto la parte superiore, è rivolta verso il cielo. Il boia sale sulla collina). Quando tutti si furono allontanati per prepararsi al Sabbat, e non vi fu più nessuno, io mi sedetti, là, sul luogo del patibolo col puzzo di cadaveri e l'impurità attorno a me, come sempre in un tal luogo. Ricordo di essere rimasto lassù sotto le stelle fino a tarda notte. (Lontano la luce si è diffusa sulla collina e si scorge il boia seduto ai piedi della croce. Ora si alza mostrando il pugno verso il cielo). Dio, ascoltami! Sono stanco dell'opera mia, non posso più continuarla! Non posso vivere tra il sangue e gli orrori, tra tutto quello che tu permetti che accada. E quale senso ha, tu puoi dirmelo? Ti ho servito con fedeltà ed eseguito quanto ero capace. Ora non posso più. Ascolta! (Una pausa. Nessuno gli risponde e allora grida selvaggiamente, furiosamente). Oggi ho crocifisso lo stesso figliol tuo. (Pausa. Si prende il capo tra le mani). No, uomini, e non è strano che sia stato trattato come essi sono soliti trattare i loro simili, nel modo con cui crocifiggono uno di loro. Ed ora è lontano Come tutti gli altri, ora ha trovato la sua pace.

Ma io, spirito impuro, devo essere spinto avanti, come prima, per l'eternità. Io soltanto devo ritornare nel mondo per ritrovare ancora il cammino delle sofferenze... Nessuno mi può aiutare. Egli non era un salvatore. Come avrebbe potuto esserlo, come avrebbe potuto salvare gli uomini? Quando l'ho colpito al fianco, per sentire se era giunto il momento di deporlo dalla croce, era già morto, morto prima degli altri. (Più violentemente). A che poteva servire un uomo simile? (Sempre più violentemente). Come poteva aiutarvi? E sollevare il mio fardello? Comprendo perché sono io che devo servirvi, perché voi mi chiamate. (Si alza e volge il pugno contro la folla). Io sono il vostro Cristo, io, col marchio del boia sulla fronte! Inviato qua per voi... Guerra sulla terra, agli uomini di cattiva volontà.

 

(Una pausa). Il vostro Dio non risponde. Ma io, il vostro Cristo, io vivo! Io, il suo potente pensiero, io, il figliol suo che ha generato con voi quando ancora era forte e vivo e sapeva quello che voleva; io il vostro Cristo, io vivo! Affinché voi possiate vivere, io seguo il mio cammino attraverso il mondo e ogni giorno vi salvo nel sangue. Non volete crocifiggere me!

(Con voce diversa). Ho nostalgia del mio sacrificio di morte, come l'aveva sentita il fratello mio crocifisso, di essere inchiodato sulla mia croce e rendere lo spirito nel gran buio pietoso. Ma io so che questo istante non giungerà mai. Finché voi esisterete io devo procedere, procedere nella mia opera. Mai la mia croce sarà alzata. (Scende dalla collina) mentre su di questa lentamente si fa buio). La mia croce non sarà mai alzata! E quando voi non sarete più entrerò nel buio eterno, con la mia accetta scagliata dietro di me, sulla terra Vuota, in ricordo del genere che qui viveva.

(Il boia si alza e sta per allontanarsi, ma si arresta scorgendo la donna) quella che pare una mendicante e che siede là, aureolata di luce).

LA DONNA (si alza) gli parla con voce calma) il viso soffuso di una felicità segreta e pregna di dolore) -Tu sai che io ti attendo. Tu sai che non sei solo, che anch'io esisto in questo mondo e che soltanto credi chiami te. Io ti attendo quando ritorni col capo reclino e macchiato di sangue e allora tu puoi abbandonare il tuo capo sul mio grembo, e il marchio del boia non si scorgerà più. Sono io che bacio la tua fronte bruciante, che asciugo il sangue dalla tua mano. Tu sai che io ti attendo. (Il boia la guarda con un sorriso calmo e triste. Dal di fuori si odono dei cupi squilli di tromba, li ascolta e poi si allontana nel freddo albeggiare).