Nel suo saggio “Perché non possiamo non dirci cristiani” Benedetto Croce sostiene che il Cristianesimo “ è stato la più grande rivoluzione che l'umanità abbia. mai compiuta” e la vede continuare, nei secoli moderni, in tutti i movimenti ideali importanti, anche in quelli più lontani dalla Chiesa e dalle Chiese.
CROCE BENEDETTO (1866-1952)
Da “Perché non possiamo non dirci cristiani”
Una
ben significante riprova porge di questa storica interpretazione è il fatto che la continua é violenta polemica antichiesastica, che percorre i secoli dell'età moderna, si è sempre arrestata e ha
taciuto riverente al ricordo della persona di Gesù, sentendo che l'offesa a lui sarebbe stata offesa a sé medesima, alle ragioni del suo ideale; al cuore del suo cuore. Perfino qualche poeta, il
quale, per la licenza che ai poeti si concede di atteggiare fantasticamente in simboli e metafore gli ideali e i contro-ideali a seconda dei moti della loro passione, travide in Gesù - in Gesù
che amò e volle la letizia - un negatore della gioia e un diffonditore di tristezza, fini col dare la palinodia del suo primo detto come accadde al tedesco Goethe e all'italiano Carducci.
Impressioni e fantasie di poeti furono altresì le nostalgie per il sereno paganesimo antico, di solito contradette con le opposte impressioni e fantasie da quelli stessi che le avevano per poco
intrattenute. La spensierata gaiezza e la celia, che pareva innocente dovunque si rivolgesse e si versasse, su qualsiasi fatto o personaggio glorioso della storia e della poesia, non è sembrata
innocente e non è stata mai permessa intorno alla figura di Gesù, che anche si è ripugnato costantemente a portare sulle scene dei teatri, salvoché nella ingenuità delle medievali sacre
rappresentazioni e delle loro sopravvivenze popolari, alle quali la Chiesa stessa è stata indulgente o che essa stessa ha promosse.