BUZZATI DINO (1906-1972)

 

Come la libertà di coscienza e l'amore per Cristo non si possono impunemente oltraggiare risulta, attraverso una trasposizione fantastica, in questo racconto di Buzzati. In un paese intollerante e materialista, un certo Cammarano viene accusato di pratiche religiose. Dapprima egli nega per viltà, poi viene sottoposto alla prova suprema: insultare Iddio, coprir di sfregi un crocifisso. È l'episodio che riportiamo.

Entra l'usciere portando una cartelletta e un crocefisso di legno a rilievo, lungo circa mezzo metro. Altri magistrati estranei alla causa sono entrati a vedere. Stipati nello scranno dei giudici, sono come civette nel nido.

Il difensore leva la destra quasi in gesto di minaccia: “Signor presidente” dice, “chiedo un rinvio! La prova della denegazione per essere valida deve essere accettata anche dalla difesa e seguire tutte le prove testimoniali. In linea subordinata chiedo siano sentiti gli altri testi qui da me fatti convocare. ”

Presidente: “La richiesta della difesa è respinta ”.

Difensore: “Protesto contro il procedimento! Questo sembra un piano preordinato, ha i caratteri di una macchinazione! ”.

Presidente: “Avvocato, le tolgo la parola e la invito a controllare le espressioni!... Abbiamo dunque qui il testo... Imputato; ora io leggo le formule e lei le ripeta lentamente... A voce alta, che possa sentire anche il pubblico... Ma che cos'è questo silenzio? Se c'è qualcuno che si impressiona, consiglio che esca subito dall'aula... ”.

Il pubblico però non fiata. Sono tutti in piedi, una barriera di facce livide e ferme.

Presidente: “Avanti... Io leggo e lei ripeta: Sulla mia coscienza affermo che dio non esiste... ”.

Cammarano: “... che dio non esiste... ”.

Presidente: “Più forte! più forte!... Dichiaro che dio è una stolta e ignobile menzogna, nata dall'ignoranza e dalla frode, strumento dell'oppressione e dello schiavismo, onta dell'umanità libera e cosciente ”.

Cammarano: “... onta dell'umanità libera e cosciente... ”.

Presidente: “Dichiaro di sentire nei riguardi di dio disprezzo e schifo”.

Cammarano: “... disprezzo e schifo... ”.

Presidente: “E ora alla seconda prova: A sfida di ciò che non esiste chiamo la maledizione di dio sulla mia famiglia ”.

Cammarano: “... sulla mia famiglia! ”.

Presidente: “... e invito dio a colpire mia figlia con i mali più dolorosi e immondi... Avanti! Ha paura! Dunque lei ci crede? ”.

Rosita: “Coraggio, papà... ripeti! ”.

Cammarano: “... più dolorosi ed immondi ”.

Presidente: “Ed eccoci alla terza prova... Usciere... butta il crocefisso ai piedi dell'imputato! ...

E alza le tende che si è fatto scuro ”.

Piomba il crocefisso sul pavimento con un colpo secco. Cammarano lo guarda spaventato.

Presidente (leggendo) : “L'imputato deve quindi sputare. sul crocefisso e gridando la parola Cane! calpestare il simulacro coi talloni sì da sfregiarlo... Imputato, la invito ad eseguire! ”.Cammarano però sta immobile, gli sguardi concentrati sul Cristo. Fuori si è fatto scuro. Deve nascere una tempesta.

Presidente: “Imputato, si decida!...Si ricordi che il rifiuto equivale a confessione... ”.

Rosita: “.Papà, papà, ti supplico! ”.

Presidente: “Imputato... Lei ha tre minuti di tempo ”.

Ma Cammarano leva la testa, scuotendola, e fissa in volto il presidente:

“ Canaglie! ” urla improvvisamente. “Canaglie! Preferisco confessare! ”.

Procuratore: “Udite? L'imputato confessa! Lo abbiamo smascherato! ”.

Presidente: “Non ha avuto il coraggio! È dunque un pericoloso idolatra! Una serpe immonda! Imputato, confessa allora: è vero che pregavi dio? ”.

Cammarano: “Pregavo, certo che pregavo! ”.

Procuratore: “Spiegaci allora, racconta. Che preghiere facevi?”.

Cammarano cade in ginocchio, bacia i piedi del Cristo, congiunge le mani. La sua voce esasperata echeggia:

“ Pregavo così, o giudici dell'inferno! Dicevo: Dio, te ne scongiuro, liberaci da questa schiavitù, fa che torniamo liberi! ”

Un improvviso colpo di vento. La vetrata si spalanca con un sibilo, la raffica irrompe sparpagliando le carte.

Procuratore: “Basta con questa vergogna! Signor presidente, la invito a intervenire! ”

Ma un'ombra orrenda a forma di cono entra adesso nell'aula e vi giace, enorme.

Cammarano: “Dicevo: Dio, per misericordia, salvaci, confondi i tuoi nemici! ”.

Presidente: “L'udienza è sospesa! Guardie, conducete via l'imputato ”.

Ma un urlo fondo di terrore esplode allora dal pubblico. “No! No! ” invocano, tendendo le mani. Poi uno cade in ginocchio, un secondo, un altro. Porte sbattono precipitosamente per gente in fuga. Il cielo si squarcia in un tuono.

Allora la voce di Cammarano: “Dio del Cielo e della terra, togli la luce della vista a chi ti perseguita, falli perire! ”.. .

Scrosci d'acqua sui banchi. L'ombra ha raggiunto gli angoli, è pesante come un mantello di sabbia. L'inchiostro rovesciato scola giù dal seggio del presidente, segnando sul legno cifre incomprensibili.

Il pubblico, laggiù in fondo, geme. Rovesciati gli uni sugli altri, singhiozzano, miserabili. Le guardie sono fuggite.

Procuratore: “È una rivolta! Aiuto ”. Ma il vento lo circonda, gli attorciglia la toga sul volto.

Il presidente è indietreggiato, ha le spalle al muro, tende le mani dinanzi, brancicando, come per difendersi da qualcuno.

“Chi ha chiuso le finestre? ” urla. “Chi ha fatto buio? Accendete la luce!”