Lo scrittore veneto apre uno “sbigottito” interrogativo sulla personalità del Cristo. Gesù, soprattutto, era un uomo non facile: capace di parole secche e forti, anche se stupefacenti.
BERTO GIUSEPPE (1915-1978)
Gli apostoli sbigottiti
Immagino che se dalle orde crescenti di giovani anarcoidi che coi capelli lunghi, il vestire trasandato, lo scarso amore per la pulizia, la voglia di far niente e l'inerzia mentale cercano a modo loro di esprimere un globale rifiuto per tutto ciò che noi siamo riusciti a preparargli dovesse un giorno direi per assurdo sorgere un capo, uno capace di riunirli intorno a sé e ad un'idea della quale peraltro al momento non abbiamo idea alcuna, egli potrebbe per prima cosa dire loro: Se uno viene a me e non odia suo padre, e sua madre, e la moglie, e i fratelli, e le sorelle, e {manco la sua propria vita, non può essere mio discepolo.
Bene, per quanto strano possa sembrare, questo è esattamente il discorso che, secondo la testimonianza dell'evangelista Luca, Gesù un giorno rivolse alle turbe che lo seguivano. Da quale punto di vista bisogna prenderle queste parole che indubbiamente sono piuttosto forti? Certo, vanno interpretate nel contesto dei Vangeli, né si può dimenticare che n fondamento e la novità dell'insegnamento cristiano è l'amore del prossimo. Gesù insiste tante volte su questo particolare che sarebbe sbagliato servirsi di qualche frase isolata dal resto per metterlo in dubbio: però altrettanto sbagliato sarebbe pensare a Gesù come ad un uomo facile e mite le cui uniche manifestazioni di violenza fossero le nerbate ai mercanti del tempio o le invettive contro gli scribi e i farisei.
Matteo racconta che un giorno Gesù, vedendo una gran folla intorno a sé, decise di passare coi suoi sull'altra riva del mar di Galilea. Uno dei discepoli, cui era morto il padre, gli chiese il permesso d'andare prima a seppellirlo. Gesù non glielo diede, lo negò con una frase secca, stupefacente: Seguimi, e lascia i morti seppellire i loro morti. È una espressione bellissima dal punto di vista letterario, e l'idea anche può essere giusta e trovarsi addirittura in armonia con le teorie del dottor Freud, ma n fatto è che da Gesù uno simili parole non se le aspetterebbe. Così come non si aspetterebbe le seguenti espressioni riferite da Marco al capitolo nono e da Matteo al capitolo diciassettesimo: generazione incredula e perversa! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando vi sopporterò?, tanto più che i poveretti che venivano apostrofati con tanta malagrazia non avevano, stando alle apparenze, gran colpa essendo essi venuti a Gesù per scongiurarlo di guarire un fanciullo lunatico che i discepoli di lui (o a cagione della loro poca fede come afferma Matteo, o perché si trattava d'una specie di spiriti che non si poteva far uscire in altro modo che con la preghiera, come spiega Marco) non erano riusciti a guarire.
Non era un uomo facile, Gesù, neppure per coloro che gli stavano più vicino e mettevano tutta la loro buona volontà nell'assecondarlo e nell'aiutarlo. L'evangelista Matteo, al capitolo sedicesimo, racconta che Gesù cominciò a dichiarare ai discepoli che doveva andare a Gerusalemme a patirvi persecuzione e morte per poi resuscitare al terzo giorno, e questo discorso nonostante avesse tutto n sostegno delle antiche profezie non doveva essere molto chiaro né consolante per gli apostoli tant'è vero che Pietro, che dei dodici era o almeno ci teneva ad essere il più sollecito nel difendere il Maestro, lo tirò in disparte e cominciò a rimproverarlo dei propositi forse troppo arrischiati. Ebbene, si ebbe in cambio questa bella risposta, confermata in termini press'a poco eguali anche da Marco al capitolo ottavo: Vattene via da me, Satana: tu mi sei di scandalo. Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini.
Se così veniva trattato il principe degli apostoli, figurarsi gli altri. Del resto, da quanto si può capire leggendo i Vangeli, gli apostoli erano povera gente ignorante, pieni di buoni propositi quanto di difetti, e tali rimasero finché, dopo la morte di Gesù, non discese su di loro lo Spirito Santo coi suoi lumi. Prima d'un tale fortunato evento essi, oltre ad essere maldestri nell'esercitare il potere che Gesù aveva loro dato, erano impacciati (Ma essi non intendevano il suo dire e temevano d'interrogarlo. Marco 9, 32), pettegoli (E vennero a Capharnaum: e quand'egli fu in casa domandò loro: Di che discorrevate per via? Ed essi tacevano, perché per via avevano questionato fra loro chi fosse il maggiore. Marco 9, 33-34), invidiosi l'uno dell'altro (Marco 10, 41: E i dieci, udito ciò, presero a indignarsi di Giacomo e di Giovanni, e quel che avevano udito era che Giacomo e Giovanni avevano chiesto a Gesù di sedere uno alla sua destra e l'altro alla sua sinistra nella sua gloria) e mescolavano a momenti d'entusiasmo e d'ottimismo (era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio stesse per essere manifestato immediatamente. Luca 19, 11) momenti di paura non solo per l'atteggiamento ostile di scribi e farisei e di molte popolazioni, ma anche per i miracoli di Gesù o per le sue oscure previsioni.
C'è da pensare che molto spesso rimanessero preoccupati e sbigottiti per l'avventura ch'era loro capitata d'incontrare quell'uomo tanto straordinario, ch'era sì Messia e Piglio di Dio, che operava miracoli con incredibile facilità, che parlava dell' amore e del perdono come dei sentimenti che avrebbero salvato gli uomini o almeno le loro anime, ma che non sempre era di buon umore o di buon carattere, e non sempre parlava abbastanza chiaro da farsi intendere da loro che certo non avevano studiato.
Le istruzioni che Gesù diede ai dodici nell'affidargli la loro missione sono chiare ed essenziali in Marco e in Luca (predicazione, guarigioni, nessuna preoccupazione per il cibo o il bagaglio, condotta ferma ma prudente nei confronti di coloro che non li riceveranno: andandovene di là scotetevi la polvere da sotto i piedi), in Matteo sono un capitolo lungo e complicato, piene di previsioni una più conturbante dell'altra: Io vi mando come pecore in mezzo ai lupi... guardatevi dagli uomini perché vi metteranno in mano dei tribunali... sarete odiati da tutti a cagion del mio nome... se hanno chiamato Belzebù il padrone, quanto più chiameranno così quei di casa sua... non temete coloro che uccidono il corpo ma non possono uccidere l'anima... non pensate ch'io sia venuto a metter pace sulla terra: non son venuto a metter pace ma spada... i nemici dell'uomo saranno quelli stessi di casa sua.
C'è da impensierire. chiunque anche se, frammischiati a tutti questi brutti pronostici, ci sono assicurazioni di assistenza e di vendetta divina: In verità io vi dico che il paese di Sodoma e Gomorra, nel giorno del giudizio, sarà trattato con meno rigore di quella città dice Gesù riferendosi all'ipotetica città nella quale i suoi apostoli non fossero ricevuti o ascoltati.
A complicare maggiormente le cose, poi, Gesù si esprimeva spesso per mezzo di parabole, non sempre chiare o convincenti neppure dopo la spiegazione ch'egli ne dava, sovente riservandola però soltanto agli intimi. Noi almeno, tenendo tuttavia conto che le leggiamo a grande distanza di tempo e in condizioni storiche e sociali parecchio mutate, vi troviamo talvolta qualcosa che contrasta col nostro buonsenso. È giusta, ad esempio, tanta severità per il servo che, ricevuti i talenti, invece di metterli a frutto pieno di paura li conserva perché il padrone è un uomo duro ed egli non vuole rischiare errori, vuole solo restituirli come glieli hanno dati? Dalle tue parole ti giudicherò, servo malvagio! gli dice il padrone. Tu sapevi ch'io sono un uomo duro, che prendo quel che non ho messo e mieto quel che non ho seminato.
E la conclusione: Io vi dico che a chiunque dà sarà dato; ma a chi non dà sarà tolto anche quello che ha.
E non parliamo poi della parabola dei lavoratori delle diverse ore, con quelli dell'undicesima ora che ricevono la stessa mercede di coloro che hanno sfacchinato dall'alba portando il peso della giornata e il caldo. La risposta che il padrone dà a colui che si lamenta contrasta con la nostra coscienza sindacale, con il nostro criterio di merito e di giustizia: Amico, egli dice, io non ti fa alcun torto; non convenisti meco per un denaro? Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare a quest'ultimo quanto a te. Non m'è lecito far del mio ciò che voglio? Chissà se gli ascoltatori di quei tempi provavano lo stesso disagio che proviamo noi di fronte a queste parole, se anch'essi pensavano che è bene gioire per le pecorelle smarrite e ritrovate, è bene rallegrarsi per i figlioli prodighi che ritornano, ma è doveroso concedere un po' più di riguardo per le pecorelle che non escono dal branco e per i figlioli che rimangono docili in casa a lavorare.
Non c'è da meravigliarsi insomma, se anche i dodici più fedeli alla fine dei conti ci capivano poco ed arrivavano a stupirsi e perfino a spaventarsi per il comportamento d'un uomo che pur mostrava di operare con facilità i più straordinari prodigi. Sia Matteo che Marco e Luca raccontano l'episodio della tempesta sedata, quando mentre passavano con la barca all'altra riva si levò un gran turbine di vento che cacciava onde nell'imbarcazione portandola vicino ad affondare: e Gesù dormiva a poppa, sul guanciale, finché decisero di svegliarlo per averne l'aiuto. Ed egli dapprima li rimproverò per la loro scarsa fede, quindi ordinò alle acque e al vento di calmarsi. Ed essi, racconta Marco, furono presi da gran timore e si diceano gli uni agli altri: Chi è dunque costui, che anche il vento ed il mare gli ubbidiscono? E sempre sul mare, quando accadde che dopo il miracolo della moltiplicazione dei pani Gesù si mise a raggiungere gli apostoli che stavano sulla barca camminando sopra le acque, quelli lo presero per un fantasma e dalla paura gridarono, e Matteo racconta che Pietro, in uno slancio di buona volontà si provò anche lui a camminare sulle acque e per poco non affogò, mentre Marco commenta assai stranamente: E montò sulla barca con loro, e il vento s'acquetò; ed essi più che mai sbigottirono in loro stessi, perché non avevano capito il fatto dei pani, anzi il loro cuore era indurito.
Non era facile, in nessun senso. La Palestina era occupata dai romani, e mentre le classi ricche e colte cercavano un qualsiasi modus vivendi che non le danneggiasse troppo, nel popolo il sentimento nazionalistico sopravviveva facendo leva sul sentimento religioso: le dodici tribù di Giuda erano percorse da predicatori, santoni, maghi, guaritori che avevano potere su un'infinità di demoni e spiriti maligni i quali si comportavano spesso in modo assai strano.
Gesù condusse una vita tormentata e ci lasciò delle testimonianze tormentate, con precetti e consigli non sempre chiari e precisi, sui quali poi nei secoli si fondò la religione più rigida che ci sia, la quale ogni tanto si trova ad affrontare grossi problemi per mettersi al passo coi tempi che cambiano. E fu Gesù, che disse anche, come riferisce Marco 3, 27: il sabato è stato fatto per l'uomo, e non l'uomo per il sabato. Ciò che se non mi. sbaglio significa che la religione, almeno nelle sue pratiche di costume, è un fatto umano, che può cambiare col tempo casi come cambiano i costumi degli uomini.